Nella foga di un pomeriggio caldo, una giovane dipendente si trovò sul lato ricevente della collera del suo capo.Notorio per le sue regole rigide e la politica di tolleranza zero, il capo non ebbe remore a infliggere punizioni nel più pubblico dei luoghi.L'impiegata, già in uno stato di angoscia, era legata a una sedia, il suo piccolo telaio a malapena in grado di sopportare il peso delle corde che la legavano ai suoi vincoli.Il suo capo, un uomo di autorità, provava piacere alla vista del suo dipendente, le sue piccole tette e i capezzoli perversi alla sua mercé.Scelse di disciplinarla nel modo più umiliante possibile, schiaffeggiandola sul suo sedere esposto, ogni colpo di pungiglione più intenso dell'ultimo. Ma non era finito qui.Procedette a frustarla, il suono della pelle contro la sua pelle riecheggiava nell'ufficio vuoto.Per aggiungere alla sua miseria, infilò un dildo nel suo buco stretto e proibito, spingendolo in profondità, facendola contorcere dal dolore e dal piacere.Non si trattava solo di punizione; era una dimostrazione di potere, una testimonianza del dominio dei capi e della sottomissione dei dipendenti.